Foto in vacanza

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Manca poco, si parte !

Ma perché le foto delle vacanze non sono mai un granché ? La risposta è fin troppo semplice: si parte per fare una vacanza non per fare foto !

Sembra fin troppo banale, ma è la verità, chi fa delle foto di viaggio una professione organizza il proprio viaggio in funzione delle foto che vuole ottenere, non dei posti che vuole visitare.

Noi fotografi della domenica, weekend warrior per essere più anglo-fighi, siamo sempre costretti a soluzioni di compromesso e anche il risultato sarà di compromesso, ma tanto più riusciremo a conciliare le nostre esigenze di fotografo con quelle di una vacanza per noi e per chi ci accompagna, tanto più riusciremo ad ottenere grandi risultati.

Spesso quello che ci meraviglia è la scarsa quantità di “foto buone” rispetto al volume generale scattato, e tanto più siamo “distratti” a goderci la vacanza tanto più le nostre foto sono standard, abbracciati sotto al monumento. Non c’è niente di male, tutt’altro ! Ma il nostro ego artistico ne soffre, si sente costretto in una gabbia di mediocrità dalla quale vorrebbe uscire fuori.

La strada è tutt’altro che semplice, ma qualche indicazione si può trovare.

Il mattino ha l’oro in bocca, sempre. Tante buone foto le ho fatte alzandomi prima dell’alba, quando tutto il resto della famiglia ancora dorme, e forse dormirà ancora per qualche ora. Con tutta calma e con la migliore luce che potessi avere. Il mattino presto è sempre ricco di situazioni insolite, sia immersi nella natura che nel pieno di una città metropolitana.

Le cartoline si comprano. Tante volte ci ritroviamo a cercare la “foto da cartolina”, con risultati non proprio fantastici, soprattutto se ci confrontiamo con i migliaia di tentativi analoghi, in una specie di gara a chi tira fuori il risultato migliore dalla stessa inquadratura.  La Torre Eiffel, il Colosseo, S.Pietro … sono sempre loro e spesso non abbiamo nemmeno accesso al punto di vista migliore per fotografarli. accontentiamoci, e cerchiamo invece qualcosa di unico, raccontiamo  l’emozione che ci ha portato lì, un dettaglio che ci ha colpito. Questo è quello che distingue le nostre foto da quelle sulla bancarella.

Pianificare. Pianificare vuol dire avere la macchina pronta al momento giusto, che non è “sempre”, pianificare vuol dire trovarsi all’ora giusta e con la giusta luce. Pianificare, vuol dire sostanzialmente dedicare un pezzetto della vacanza alla fotografia, in maniera ragionata, non casuale, vuol dire guardare le previsioni del tempo sperando che ci sia qualche nuvola, e alzarsi presto per fotografarla, e poi soddisfatto l’artista che è dentro di noi, essere anche i primi a fare un tuffo in piscina !

Probabilmente faremo meno foto, ma qualcuna ci piacerà di più

 

Catturare l’emozione

Alessandro di Battista emozionatoDescrivere una emozione è uno degli obiettivi più difficili e al contempo più remunerativi dal punto di vista del risultato.

Fotografare, vuol dire scrivere, disegnare, esprimersi.

Fotografare emozioni come la gioia, la paura, il disagio dell’essere umano rende il nostro racconto completo, gli da’ un senso, e la fotografia non è più un gesto tecnico fine a se stesso, ma un emozione essa stessa che rivive ogni volta che si guarda la foto.

Questo è uno di quei momenti, dove ho cercato di documentare più che rappresentare, un momento ne quale ero coinvolto anche io e forse anche per questo non so se è uno dei più riusciti.

Siamo sul palco della serata di fine campagna elettorale per le Europee 2014 del Movimento 5 stelle, piazza S.Giovanni era già abbastanza piena, il sole al tramonto e si respirava l’aria dei grandi eventi di folla.

Salgono sul palco i parlamentari in carica, non sono ovvamente tutti, saranno una quarantina con avanti i due alfieri Luigi di Maio e Alessandro di Battista, il primo cerca di prendere la parola al microfono, ma l’urlo della folla glielo impedisce.

Da un urlo confuso si comincia a distinguere un coro “Grazie, grazie” e a quel punto si comincia a percepire la difficoltà. L’emozione di chi era sul palco.

L’emozione contagia tutti, parlamentari,  volontari, tecnici, tutti queli che stavano la sopra per un motivo o per l’altro, e anche io non ne ero immune. Scatto foto a raffica con la vista un po’ annebbiata e la mente che mi diceva: “è il momento! è il momento!”.

Il momento di documentare qualcosa di speciale, in fin dei conti non ero lì in viaggio premio, nemmeno a salutare quattro amici, ero lì per fare foto e raccontare un evento unico, un pezzetto di storia, bene o male che sia.

Ed eccolo lì, Alessandro di Battista, una delle icone di questo movimento, gli occhi lucidi, la necessità di allontanare lo sguardo dalla folla osannante, il dovere di recuperare contegno perché da li a qualche minuto, a quella folla, avrebbe parlato appassionatamente.

Fare buone foto è sempre difficile, in questa situazione è stata una vera sfida, in quel momento la parte irrazionale di me voleva andare li e stringegli la mano, piuttosto che fargli una foto, voleva buttarsi nella folla e partecipare a quell’urlo liberatorio che spezzasse la tensione. Ma nulla di tutto questo, dovevo fare il meglio che potevo.

Il risultato tecnico non mi soddisfa del tutto, ma sono contento di aver colto l’attimo, di averlo cercato nella direzione giusta, e catturato.

Sono abituato ad essere più riflessivo nelle foto, non sapevo quanto il coinvolgimento nella storia ne distorca il racconto e, da questo punto di vista, devo crescere ancora molto. Un evento come questo ha mille altri racconti da cui prendere spunto, con cui confrontarsi in cui scoprire il proprio essere fotografo.

 

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Attivismo e Fotografia due grandi passioni

10342783_10201909650483032_5421087239655674627_nDifficile dire chi viene prima, questa è una storia che comincia tanto, tanto tempo fa.

Quando ero ancora un ragazzo ricevetti in regalo la mia prima macchina fotografica instamatic, perché le foto, allora, si chiamavano istantanee, anche se aspettavi un mese per vederle. Era una di quelle macchinette tutte di plastica, con il rullino a cartuccia e il flash a cubo uso e getta. E come tutti facevo le foto alle gite scolastiche e durante le vacanze coi nonni.

Da li fino ad oggi mi sono sviluppato i rullini, stampato le foto, intossicato con gli acidi, speso una fortuna in macchinette e obiettivi, libri e viaggi e tutto quanto assecondasse la crescente passione.

Oggi qualcuno mi chiama addirittura maestro o professore, giusto perché gli ho svelato qualche trucchetto, ma quello che ho da imparare è sempre molto di più di quello che posso avere da insegnare.

Con un po’ di esperienza in più, però, mi rendo conto che le passioni assecondano il proprio desiderio di trovarsi un posto nel mondo, di esprimere la propria personalità nella complessa società in cui viviamo.

Da qui a pensare di fare qualcosa per “cambiarlo” il mondo il passo è relativamente breve. E’ vero, da soli non si cambia il mondo, ma oggi, per me è sufficiente pensare di far parte di quel cambiamento, far parte di quelle persone che pensano positivo e credono che il domani sarà migliore di oggi, e ogni giorno mettono un granellino di sabbia per costruirlo.

Questa foto, non è una delle mie migliori ma sicuramente appartiene a uno dei giorni migliori, uno di quei giorni dove pensi di aver messo un granellino al posto giusto, uno dei granellini che ha contribuito a far diventare deputato al Parlamento Europeo quel ragazzo con la camicia rossa e ha permesso costruire quel gradino da cui  metttere granelli di sabbia in un posto fino ad oggi inaccessibile.